Il Circolo Universitario Antonio Greppi è un Circolo ambientale dei Giovani Democratici di Milano.

Il Circolo nasce per fornire a tutti gli studenti e dottorandi, milanesi e fuorisede, un polo di aggregazione sociale, costruzione politica e promozione culturale incentrato sulle competenze e i saperi peculiari del mondo universitario milanese. Il Circolo Universitario è aperto alla partecipazione di tutti gli studenti universitari, senza alcuna discriminazione rispetto all’Università di provenienza.

Il Circolo Universitario è intitolato ad Antonio Greppi, il primo Sindaco della Milano liberata, scelto dal CLN nel 1945 per ricostruire la città dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale e ricordato dalla Cittadinanza per aver adempiuto al difficile compito ponendo la cultura come tratto saliente di una rinascita civica e civile.

giovedì 20 dicembre 2012


Fonte: Rete Universitaria Nazionale
Regalo di Natale ai liberisti

Ancora tagli al settore università. Nel ddl stabilità al voto in Parlamento, sono previsti solo 100 milioni per gli atenei, a fronte dei 400 mln necessari. Il Ministro Profumo si è lamentato della scelta e non ha ritenuto di dover fare altro. Oltre una pubblica lamentazione, il Ministro non ha preso alcuna iniziativa politica incisiva per ostacolare l'ennesimo far cassa sugli istituti della conoscenza.
Mancano due mesi esatti al voto per le elezioni politiche nazionali, alla formazione di un nuovo governo politico, con un nuovo Ministro all'Università. Ed è su questo terreno, quello dell'idea di paese e d’indirizzo per uscire dalla crisi, che si misurano idee e visioni radicalmente differenti. Da una parte chi, da Moratti a Profumo, ha creduto e lavorato per ridurre il numero delle borse di studio, il prestigio degli atenei pubblici, il finanziamento alla ricerca, nella convinzione che il futuro italiano sia nel lavoro manuale, nel turismo, nelle mozzarelle e nelle scarpe. Dall'altra chi pensa che il problema della disoccupazione giovanile non si risolva mortificando scuola e università, ma al contrario generando un eccezionale investimento pubblico sul sapere, tirando in alto l'offerta di lavoro, la richiesta di lavoro qualificato, entrando a pieno titolo nella società della conoscenza. Questa differenza si vede anche nella composizione degli schieramenti di forze, per quale ragione i gruppi di CL al nord Italia vanno a braccetto con i turbo liberisti di fermare il declino? Sussidiarietà e liberismo, lo Stato e le sue istituzioni che arretrano e riducono il loro campo d'azione, le briciole che restano vanno affidate al buon cuore delle reti private di solidarietà. 
Saranno due mesi di grande importanza, perché grande è l'oggetto della contesa: il futuro di questo paese, dei giovani, dei disoccupati, dei lavoratori e delle donne. In mezzo c'è, come sempre, anche l'università italiana, ammorbata dalle bugie che le hanno cucito addosso in questi anni. Quel gruppo di ricercatori bravissimi di Roars.it ha pubblicato oggi un utile dossier per sfatare i falsi miti dell'università (l'università in Italia è gratuita! È crollato il sistema della ricerca!). Sarà uno strumento importante per i prossimi mesi, intanto è un ottimo regalo di Natale per i vostri amici liberisti. Buone feste.

mercoledì 14 novembre 2012

Università al lavoro, iniziativa delle rappresentanze studentesche


Segnaliamo un evento molto importante organizzato dalle rappresentanze studentesche universitarie milanesi.

Il momento di incontro ha l’obiettivo di far riflettere gli studenti, non solo del Politecnico, ma anche di altri atenei della Città sul rapporto tra Università e Lavoro.

Tale riflessione, guidata da relatori competenti, porterà studenti di diversi percorsi disciplinari a porsi delle domande in merito, cercando di approfondire anche la questione “stage” che tanto ha infiammato alcuni punti del decreto “Cresci Italia” del governo Monti.

I relatori ospiti de La Terna Sinistrorsa, UniSì-Uniti a Sinistra, Alternativa Democratica e Liste di Sinistra sono:
- Andrea Ranieri, già segretario regionale della FLC e della CGIL della Liguria. Senatore della repubblica eletto dai DS nel 2006, responsabile scuola e università della segreteria nazionale dei DS, assessore alla cultura del comune di Genova dal 2007 al 2012. Autore di testi relativi al collegamento tra mondo dei saperi e mondo del lavoro.
- Attilio Paparazzo del direttivo nazionale della FLC si occupa di università per la camera del lavoro di Milano.
- Eleonora Voltolina ospite direttamente dalla redazione della “Repubblica degli Stagisti”.
Sarà previsto un ampio spazio per riflessioni ed interventi degli studenti delle liste coinvolte e non solo.

giovedì 11 ottobre 2012

12 ottobre: studenti nelle piazze



Le organizzazioni studentesche nazionali hanno indetto per venerdì 12 ottobre una mobilitazione per rimettere all'ordine del giorno il tema della scuola e del sistema pubblico dei saperi.
Noi saremo in piazza a fianco degli studenti. Vogliamo ascoltare le ragioni della protesta e cercare di costruire una possibile alternativa alla prassi dei tagli lineari e ad un sistema dei saperi basato sulla selezione e non sulla diffusione delle conoscenze.
Hanno propagandato la meritocrazia mentre tagliavano le borse di studio, ci hanno spiegato che non è necessario andare all'università perché anche i lavori manuali sono importanti e nel frattempo lavoravano per impoverire gli istituti tecnici e professionali.
La nostra generazione in Italia ha di fronte a sé un sistema produttivo che non richiede saperi e conoscenza perché per competere nel mercato ha scelto si svalutare il lavoro.
Dobbiamo combattere una battaglia culturale, chiedendo per il mondo del sapere la funzione guida per un modello di sviluppo diverso: sostenibile, equo e intelligente.
Ogni giorno sotto i nostri occhi crescono le diseguaglianze nelle scuole per colpa di un sistema inefficiente che basa il suo modello didattico su teorie superate e manualistiche, un sistema che ha abbandonato chi resta indietro perché considerato immeritevole ed inutile alla società.
Il Governo è cambiato ma, purtroppo, le forti aspettative che nutrivamo nei suoi confronti sono rimaste disattese. Invece di invertire il segno delle politiche dell’istruzione, il Governo ha concentrato i propri sforzi in battaglie ideologiche e demagogiche: l’abolizione del valore legale del titolo di studio e la denigrazione degli studenti fuori corso. Da una maggioranza di cui è parte anche la destra non potevamo aspettarci altro. Tuttavia, è doveroso per chi si candida a governare il Paese per una coalizione progressista, stare nei luoghi del disagio della nostra generazione per costruire insieme il sistema dell’istruzione per il futuro. Chi si candida a governare non può ripresentare proposte fallimentari quali l’aumento dei costi per le famiglie e deve rifinanziare la scuola, l’università e la ricerca, costruire un sistema produttivo che valorizzi i saperi, ridistribuire le ricchezze. Queste sono le precondizioni non solo per il valore di un movimento ma per il rilancio complessivo del nostro Paese.
Saremo in piazza con l’umiltà di chi sa ascoltare senza la pretesa di dare lezioni, perché il tempo del riformismo dall’alto è finito, e la battaglia per una vera riforma dei saperi non può fermarsi ora.
Costruiamo dal conflitto della piazza il progetto che vogliamo per il futuro che ci meritiamo.

Giovani Democratici Milano Città
Giovani Democratici Circolo universitario Antonio Greppi

sabato 6 ottobre 2012

Salviamo l'Erasmus!


Nell’arco di 25 anni oltre 3 milioni di giovani europei sono stati protagonisti del progetto Erasmus. Per generazioni di cittadini europei formarsi, creare conoscenza, economia, socialità, in un paese diverso dal proprio, è stata l’opportunità per contribuire in maniera simbolica e concreta al processo di integrazione europea.
Un progetto quello Erasmus che mette al centro della propria stessa identità quelle che dovrebbero essere le basi dell’unione politica del nostro continente: i saperi, le pari opportunità, la fratellanza, la mobilità geografica e sociale. Far morire, dopo un quarto di secolo di importanti risultati ottenuti, questa esperienza sarebbe un atto di miopia politica non perdonabile. Il peso ed i costi della crisi non possono ricadere su quella che invece dovrebbe essere una delle chiavi di volta per uscirne: l’investimento in ricerca, innovazione, mobilità.
Per questo chiediamo alle istituzioni europee preposte ed ai nostri rispettivi paese di provenienza di predisporre le adeguate soluzioni legislative e finanziare al fine di salvare ed ampliare il progetto Erasmus. Tassare le transazioni finanziare, ad esempio, così come richiesto anche nella nostra campagna Rise UP (www.iriseup.eu), e destinare una quota del fondo ottenuto alle borse di studio europee, alla costruzione della società della conoscenza e all’integrazione potrebbe essere una soluzione auspicabile.
Giovani democratici (GD)
Rete universitaria nazionale (RUN) 
Juventudes socialistas de españa (Jse) 
La Federaciónde Asociaciones de Estudiantes Progresista (FAEST) 
Mouvement des Jeunes Socialistes (Mjs)

giovedì 4 ottobre 2012

L'integrazione virtuosa tra forme "nuove" e forme "vecchie" di politica


Fiorito? E' una conseguenza della crisi dei partiti
Il caso di Franco Fiorito ha colpito molto l’opinione pubblica. Il caso, pur simile ad altri avvenuti in passato, colpisce per alcune particolarità. La prima: Fiorito racconta di essere stato tra la folla che, all’apice dello scandalo di Tangentopoli, tirò le monetine a Bettino Craxi davanti all’entrata dell’hotel Raphael. E’ quindi, simbolicamente, come se un cerchio si chiudesse. Chi all’epoca denunciava i corrotti, si faceva portabandiera di un rinnovamento all’insegna di una presunta onestà della “gente” e della “società civile”, oggi si ritrova dall’altra parte a fare come e peggio dei politici tanto odiati.
La seconda particolarità riguarda il fatto che Fiorito ottiene moltissime preferenze alle elezioni. Quindi nonostante sia un politico che, secondo la vulgata, è eletto dal “popolo” e non dalle segreterie di partito, riesce a dare scandalosa testimonianza di sé. Come si diceva per Berlusconi e per Craxi prima, sembra che la pur ben nota discutibilità dei comportamenti di certi personaggi non trattenga la gente dal dare il proprio voto.


mercoledì 3 ottobre 2012

Ed Milliband oltre il New Labour

Fonte: Termometro Politico


A tre anni dalle prossime elezioni per Downing Street, sarebbe stato troppo attendersi un programma dettagliato da Ed Miliband, nell’annuale discorso ai delegati del Partito Laburista. Quello che invece il leader dell’opposizione nel Parlamento inglese ha voluto dare è stata una visione del ruolo del partito nel futuro della Gran Bretagna.
Un discorso con numerose suggestioni, che nelle intenzioni di Miliband e del suo staff dev’essere il trampolino di lancio per la futura corsa a Downing Street, che a sorpresa ha come punto focale un concetto espresso 140 anni prima da un premier del campo avverso, Benjamin Disraeli: il concetto di “one nation”, “una nazione” in grado di superare le sfide che gli si sono imposte negli anni proprio perché unita. Lo stesso concetto utilizzato dal premier laburista Attlee per incitare il popolo britannico a ricostruire dopo i danni della guerra. Da qui, però, non ha derivato un modo per scappare dall’attualità, ma una critica complessiva alla vision ed alle policy dell’attuale governo liberal-conservatore. Una critica con cui il leader laburista si è rivolto direttamente agli elettori che nel 2011, dopo un lungo periodo blairiano hanno dato fiducia ai tories di David Cameron: c’è comprensione, ammissione di responsabilità per gli ultimi anni di governo, ma anche l’intento di spiegare agli elettori che essi hanno dato fiducia al partito sbagliato.
Non è certo il Tory – infatti – che può ricostruire l’unità d’intenti del popolo britannico: non lo può fare perché non lo vuole fare. Mancata crescita, maggiore disoccupazione, niente taglio delle tasse per le famiglie: sacrifici di tutti gli inglesi sprecati, perché le priorità del Premier Cameron è stato il taglio delle tasse ai milionari. Motivazioni che non sono quelle che possono colpire l’elettore della City, ma che possono riportare all’ovile chi aveva perso fiducia nel partito di governo.
Infatti, se nel progetto di Miliband non c’è quello di tornare all’Old Labour (le cui posizioni con consentirebbero di unire le classi sociali britanniche) non c’è neanche quello di riprendere le posizioni del New Labour, troppo permissivo nei confronti dell’upper class. Il Labour della One Nation dovrà riportare le banche al servizio della società; favorire l’istruzione, in primis quella tecnica e professionale; trovare un sistema che, favorendo l’immigrazione, non penalizzi i lavoratori, non comprimi occupazione e salari; chiudere l’esperimento conservatore dellaprivatizzazione della sanità.
Queste le priorità con cui Ed Miliband vuole rilanciare l’immagine del suo partito, che finora non è stato granché capace di approfittare del malcontento popolare nei confronti del governo in caso. Bisognerà vedere però come coniugare le nuove parole d’ordine con le ammissioni del “ministro ombra” Liam Byrne a proposito della necessità di tagli e riforme nel welfare state (tagli e riforme che non sono stati affrontati negli oltre dieci anni di governo).
La strada che si sta valutando è quella della pre-distribution, “una riforma (elaborata a Yale, nda)dei mercati che favorisce una maggiore distribuzione del potere economico e dei suoi benefici, anche prima che il governo raccolga le tasse e distribuisca i sussidi”, “attraverso un controllo dei profitti, un limite ai guadagni delle società, un miglioramento delle paghe, un abbassamento dei prezzi”. Un’idea che taglia i ponti con il New Labour, e che dovrebbe cambiare i connotati dell’economia britannica. Riuscirà ad imporsi la nuova figura del “capitalista responsabile”?

martedì 2 ottobre 2012

Solidarietà a Irene e Dario


Il Circolo Universitario Greppi esprime solidarietà e vicinanza alla nostra iscritta Irene Costantino e a suo fratello, che ieri notte hanno subito le conseguenze di un vile atto mafioso.
A tre anni di distanza dal lancio di una molotov al piano terra della loro abitazione di Palmi, in Calabria, stanotte la loro auto è stata data alle fiamme.

Ancora oggi i ragazzi portano sulle spalle il peso di battaglie che hanno coraggiosamente combattuto durante gli anni del liceo, segnati da una lotta a viso aperto contro la criminalità organizzata.

Ammirazione, dunque, per la fierezza che Dario ed Irene hanno dimostrato e dimostrano tutt’oggi attraverso il loro costante impegno politico, sociale e di rappresentanza studentesca, nella speranza però che atti infami come questi non si verifichino mai più.

martedì 25 settembre 2012

Festa regionale dei GD

VENERDI' 28

h 21 dibattito con Matteo Orfini (Resp. cultura e informazione PD) e Alessandra Moretti (vicesindaco PD Vicenza)

A seguire Funky music con i Montecarlo Jungle


SABATO 29

h. 14.30 Assemblea regionale GD Lombardia
h. 18.30 Amministrare: tante idee e poche risorse 
con
Enrico Rossi (presidente di regione Toscana)
Piero Fassino (sindaco di Torino)
Daniele Bosone (Presidente Prov. Pavia e senatore)
modera Giacomo d'Arrigo (presidente Anci Giovani)


h. 22.00 musica con i Matrioska


DOMENICA 30


h 18.30 Donne al lavoro: verso i traguardi Europei
Eleonora Voltolina (repubblica degli stagisti)
Carla Cantone, (Segretaria nazionale SPI CGIL)
Alessia Mosca (deputato)

h. 21.00 musica con Collywobbles e Bad candies

martedì 18 settembre 2012

Verbale della riunione del Circolo - 17.09.2012

Sono presenti: Aprigliano, Cannarozzo, Carlino, Capria, Costantino, Costelli, Fioravante, Gatti, Rossi, Turco. Presiede la riunione il segretario del Circolo.

Odg:
1) Comunicazioni
2) Programma di Matteo Renzi per l'università
3 - 4 - 5) Scadenze, appuntamenti
6) Varie

lunedì 17 settembre 2012

Sondaggi USA2012




OBAMA: 284
ROMNEY: 206
TOSS-UP: 48

ROMNEY SOLID: 167 EV (+27)
ROMNEY LIKELY: 24 EV (-17)
- MISSOURI (MO10): ROM +6,4% (+1,5%+++ entra nei LIKELY +++

ROMNEY LEANING: 15 EV (-10)

NORTH CAROLINA (NC15): ROM +4,8% (+2,2%

TOSS-UP: 48 EV (+6)
FLORIDA (FL29):  OBA +0,4% (+0,3%)
VIRGINIA (VA13): OBA +0,6% (-0,3%)
IOWA (IA06): OBA +1,9% (-0,5%) +++ entra nei TOSS--UP +++

OBAMA LEANING: 47 EV (-22)
OHIO (OH18): OBA +2,8% (+0,7%)
COLORADO (CO09): OBA +3,7% (+0,2%)
WISCONSIN (WI10): OBA +3,2% (-0,3%)
NEW HAMPSHIRE (NH04): OBA +4,6% (-0,6%)
NEVADA (NV06): OBA +5,4% (-0,6%)

OBAMA LIKELY: 51 EV  (+16)
MICHIGAN (MI16): OBA +7,8% (+3,0%+++ entra nei LIKELY +++

OBAMA SOLID: 186 EV (=)
  
TOTALE ROMNEY: 206 EV (=)
TOTALE OBAMA: 284 EV (-6)
TOSS-UP: 48 EV (+6)
 
VOTO POPOLARE: OBAMA +2,1% (-1,1%)

domenica 16 settembre 2012

Perchè quando Pisapia prende voti a destra va bene?


Milano, la capitale del berlusconismo. Questa definizione ingrata è stata per molti anni proposta dai media senza che nessuno potesse obiettare alcunché, nonostante Milano sia stata invece la capitale del riformismo italiano per tutto il Secondo Dopoguerra (e anche la prima grande città italiana governata dai socialisti già nel 1914). Eppure Milano è stata per davvero la capitale della destra berlusconiana, che ha gettato le sue radici nella city finanziaria grazie alla mediazione di una borghesia di arricchiti nata negli anni Ottanta attorno alla speculazione del mattone e consolidatasi con il motore eccezionale del settore pubblicitario e televisivo, di cui Berlusconi è stato il grande prestigiatore.
Una Milano “isola neoliberista” in un mare consociativista di stampo democristiano quale è stata l’Italia della Prima Repubblica, che ha poi proposto il proprio modello falsamente vincente a tutto il Paese con la celebre “discesa in campo” del 1994 e la “rivoluzione liberale”.
Eppure questa città ha saputo cambiare. Molti cittadini che per tanti anni hanno votato la destra hanno poi scelto un sindaco molto differente. Un sindaco che non ha costruito il proprio consenso su un’idea di contrapposizione generazionale e che anzi aveva alle spalle già una lunga carriera politica e personale. Un sindaco, Pisapia, che non ha avuto bisogno di prendere in prestito battaglie proprie della destra, e che non ha certo dimostrato sudditanza psicologica nei confronti del neoliberismo imperante.
Giuliano Pisapia ha vinto le elezioni prendendo molti voti dai cittadini delusi dal berlusconismo, ma costruendo il consenso attorno a una visione della città opposta a quella di chi l’ha preceduto: civismo e solidarietà. Egli è riuscito a portare consenso attorno ad una visione della città e della società antitetica a quella alla quale per 18 anni si erano affidati i milanesi, e forse può insegnare qualcosa a chi oggi pretende di inseguire il consenso degli ex elettori del PDL con temi e ideologie definite dallo stesso Alfano “molto simili alle nostre[1]”.

sabato 15 settembre 2012

Una risposta a Gramellini


Ospitiamo per la prima volta un post tratto da Lo Spazio del Conflitto, un blog molto socialdemocratico e ben poco succube del neoliberismo.
"Come osa?" Piuttosto male, Gramellini!
Con la sagacia dei maître à penser e la sicurezza di chi è abituato a vedersi applaudire,Gramellini commenta nel pensierino quotidiano di oggi la querelle sul Renzi-in-cerca-dei-voti-della-destra.
Stupito, il giornalista polemizza contro chi a sinistra fustiga questa caccia; in fondo lui ha tanti amici in Inghilterra o in Usa che han votato prima Reagan o Thatcher, poi Blair o Clinton. In Italia invece la guerra civile tra i due schieramenti, collegata al solito vizio italico di dividersi in tifoserie come con il calcio, è stata enfatizzata dal maggioritario che ti costringe a scegliere non chi vuoi ma chi temi meno;  il nostro pensatore termina infine il suo sproloquio morbido (nei toni) con l’agghiacciante (per i contenuti) profezia finale: “arriverà il giorno in cui anche in Italia le elezioni non saranno più un derby né un’ordalia, ma una scelta fra due modi diversi di fare le stesse cose.”
Se l’inizio è quantomeno accettabile, va bene sono primarie aperte ed è vero che la mobilità elettorale in Italia è scarsa, e vogliamo credere che siano state le ragioni di spazio ad aver impedito al maestro di discutere il senso delle primarie con le regole all’Italiana (forse con gli americani che conosce lui questo aspetto non lo ha mai affrontato), e se volessimo pure scusare il paragone calcistico come un ammiccamento ai fan, perché agli italiani piace tanto veder fustigati i vizi degli italiani, ci sembra opportuno soffermarci su un paio di punti.
Noi non conosciamo i compagni di briscola anglosassoni, ma vorremmo segnalare al maestro che pure in Inghilterra vi è il maggioritario, che quindi non è l’untore dello scontro al meno peggio. Non pretendiamo di discutere poi della subalternità al neoliberismo che avrà fatto anche vincere la sinistra nei 90s (e attrarre elettori dell’altro schieramento) ma che non le ha permesso di cambiare granché, e forse la prossima volta che andrà a trovare gli amici americani potrà farsi raccontare dei Reagan Democrats oppure del Democratic Leadership Council.

La chiosa finale, la profezia con la quale vuole rassicurare il medio borghese lettore del suo quotidiano sulle magnifiche sorti e progressive, lascia prostrati: ebbene, auspichiamo che verrà un giorno in cui non vi saranno più interessi diversi, più conflitti sociali, e vorremo tutti le stesse cose?! Quanta ingenuità. Noi non crediamo che possa esistere un mondo senza politica; un mondo senza politica è un mondo in cui hanno vinto alcuni interessi e i perdenti non hanno più nemmeno il desiderio di combattere. E la politica non è fredda tecnocrazia, la differenza non si misura dalla maggiore o minore abilità a realizzare le stesse cose. Davvero uno speculatore finanziario abbia gli stessi interessi di un operaio? Davvero la multinazionale proprietaria dell’alcoa ha gli stessi interessi dei lavoratori che oggi rischiano il licenziamento? Davvero infine la differenza tra destra e sinistra è il modo di operare le scelte, non le stesse scelte, poiché non vi sono due modelli differenti di società che si combattono?
E per tornare a Matteo Renzi, semplicemente vorremmo che conquistasse gli elettori di destra non perché è giovane, caccia D’Alema e sta con Marchionne, ma perché riesce a  far vincere nella società un modello culturale diverso che conquista anche chi prima la pensava diversamente, modello che purtroppo nella sua foga rottamatrice ancora non ci ha mostrato; perché aggrega il piccolo borghese che capisce che il successo e l’arricchimento individuale non sono gli scopi su cui basare la vita; perché la casalinga di Voghera da troppi anni davanti alla televisione si alza e la spegne; e non solo perché Giorgio Gori ora fa lo stesso programma, ma con Renzi e non più con Berlusconi.

Alexander Verry

lunedì 10 settembre 2012

11 settembre 1973

In memoria di Salvador Allende
«Come Giacomo Matteotti, andò consapevolmente incontro al suo tragico destino. Egli, come Matteotti, ha gettato tra la libertà e la dittatura il suo corpo - ridotto ormai a una macchia di sangue dalla selvaggia aggressione - perché esso fosse il primo spalto della lotta dei cileni contro la dittatura.»
Sandro Pertini

domenica 9 settembre 2012

Bill Clinton e USA2012


La campagna per le Elezioni Presidenziali negli U.S.A. sta entrando nel vivo e, a pochi giorni dall’incoronazione di Mitt Romney a Tampa quale campione del Partito Repubblicano, si è aperta a Charlotte la convention Democratica che investirà Barack Obama del compito di riconfermare per altri quattro anni la propria presidenza.

Lasciando alla stampa internazionale il compito di analizzare il duello a distanza tra i due candidati (proprio stasera il presidente uscente terrà il suo discorso), vorrei proporre una riflessione sul discorso di Bill Clinton e sulle sensazioni da esso suscitate tra i delegati democratici e tra tutti gli osservatori internazionali, tra i quali nel nostro piccolo ci ascriviamo.
Sono sostanzialmente due i fili rossi intrecciati nella riflessione suscitata dall’ascolto delle parole del vecchio presidente, uno di natura politica e uno di natura sentimentale. Il Partito Democratico e il Partito Repubblicano non hanno una differente ideologia, bensì una differente declinazione di questa ideologia nelle politiche pratiche attuate e da attuarsi. Entrambi i partiti condividono infatti i principi cardine del pensiero liberale e, nella loro visione economica, entrambi sostengono tesi liberiste e mercatiste. Sia i Dem che il GOP si ispirano al grande ideale dell’American Dream, quel sogno per cui tutti possono realizzare le proprie aspirazioni nella “promised land” degli Stati Uniti d’America, ed entrambi i partiti credono fermamente nella superiorità morale della propria Nazione e del compito ad essa assegnato (da Dio e dalla Storia) nella redenzione del mondo.

Posto quindi che entrambi condividono la stessa visione del mondo, è del tutto evidente che l’applicazione pratica dei propri ideali diverga sensibilmente nella prassi politica. Non è questo il luogo per dilungarsi sulle divergenze tra le amministrazioni Reagan e Clinton o le amministrazioni Bush e Obama, ma è interessante tuttavia ricordare quanto spesso presidenti di un partito abbiano fatto proprie le battaglie politiche degli avversari (la riforma del welfare di Clinton “scippata” al GOP o la normativa sulla finanza del 2008 varata dall’amministrazione Bush con i voti dei Dem e anche ricordata nel docu-film “Too big to fall”, per fare due esempi recenti). Un’altra conseguenza di questa condivisione di fondo della stessa ideologia comporta un duello politico incentrato spesso su tematiche estremamente lontane dalle logiche europee di costruzione del consenso (ad esempio il ruolo della First Lady, determinante nella scelta di un candidato presidente piuttosto che del suo sfidante, o la prestanza atletica del candidato stesso).

 Il punto fondamentale della riflessione riguarda però quel momento in cui l’ideologia fondamentale entra in crisi insieme al sistema economico da essa forgiato: il Partito Democratico, consapevole che la crisi iniziata nel 2008, e tutt’altro che terminata, deriva da una mancata regolamentazione della finanza e dalla speculazione selvaggia, sta cercando di proporre temi tipicamente socialdemocratici (la redistribuzione della ricchezza tramite tassazione progressiva su tutti) cercando però in tutti i modi di non apparire un partito socialdemocratico agli occhi dell’elettorato, termine visto alla stregua di un insulto (e come tale impiegato dai Repubblicani) nella società americana. La democrazia americana non ammette ideologie diverse da quella prestabilita, pena l’emarginazione politica, e quando quell’ideologia fallisce i suoi obiettivi è molto difficile smarcarsene.

La seconda riflessione riguarda invece il vecchio Bill Clinton, ed è una riflessione più sentimentale che politica. Egli ha incarnato il senso di rivincita di una generazione e di intere classi sociali dimenticate, capaci di infrangere l’enorme consenso repubblicano nato con l’era di Ronald Reagan e proseguita dal suo vice Geroge Bush Senior, e di portare alla Casa Bianca un democratico di seconda linea, proveniente da uno Stato marginale come l’Arkansas, con una storia politica alle spalle fatta di successi e insuccessi. Clinton è stato tutto questo nel 1992, “il primo presidente nero”, perché dodici anni di amministrazione repubblicana avevano completamente rimosso dall’agenda politica americana la parificazione sociale, ma è stato anche il presidente di molti compromessi (perché costretto alla coabitazione con un Congresso a maggioranza repubblicana, e molto agguerrita), uno tra tutti quello sul mercato del lavoro con il quale costrinse l’opposizione repubblicana all’afasia, sottraendole una battaglia decisiva.

Clinton ha incarnato nella sua figura gli anni Novanta nella stessa misura in cui Reagan ha incarnato gli anni Ottanta, costruendo un’immagine di serenità e prosperità sorrette dalla crescita economica derivante dallo sviluppo del settore delle nuove tecnologie informatiche. Ha superato indenne le sconfitte nelle elezioni di medio termine, il Sexgate, la guerra nei Balcani e la sconfitta del suo vice alle elezioni del 2000, ed è tutt’ora il politico americano più amato (gli indici di gradimento gli assegnano un 67% di fiducia a fronte del 45% del presidente in carica). Il motivo per cui Bill Clinton è in grado di raccogliere a sé questo immenso patrimonio di consensi e fiducia non risiede nella memoria della sua Amministrazione, bensì nella memoria di ciò che è stata l’America negli anni Novanta, una Nazione in crescita, rimasta sola al comando dei destini del mondo dopo la caduta dell’Unione Sovietica, in cui il famigerato American Dream era più vivo che mai e il cinema di Hollywood poteva descrivere nelle sue commedie quegli scenari sereni e fiduciosi che dagli anni Cinquanta e Sessanta non venivano più riproposti agli occhi del mondo occidentale.

Oggi il compito di Bill Clinton è quello di spingere il presidente Obama verso una riconferma difficile, nonostante quattro anni fa proprio Obama sottrasse la nomination alla moglie ed ex first lady per la quale egli si era speso moltissimo. E’ un compito al quale si è dedicato con fervore forse anche per dimostrare al suo più giovane successore che il vero leader dei Democratici era ed è rimasto ancora lui, il vecchio leone dell’Arkansas, venuto dal nulla per sconfiggere l’invicibile Grand Old Party.
  
A.Turco 

giovedì 30 agosto 2012

Petizione di tutti i movimenti giovanili dei partiti socialisti e socialdemocratici europei

"I rise up in order to ask the European Council to change European eco­nomic policy of austerity and to build a Europe of employment, democ­racy and ecology."

domenica 15 luglio 2012

Mozione dei GD approvata dall'Assemblea Nazionale del PD

L’Assemblea nazionale del Partito Democratico

Considerato che:
dai dati più recenti sull’erogazione delle borse di studio emerge che l’Italia presta servizi di diritto allo studio solo al 7% degli iscritti, a fronte del 18% della Spagna, del 25% della Francia, del 30% della Germania;
dall’analisi condotta dall’OCSE nel volume “Education at a Glance, 2011” risulta che i costi universitari a carico degli studenti e delle loro famiglie sono in Italia decisamente tra i più alti in Europa, senza considerare che in tanti paesi dell'Unione non si paga alcuna tassa universitaria;


Evidenziato che:
nel nostro paese la quota di diplomati che si iscrive all’università è inferiore a quella degli altri Paesi europei 
ed il numero totale degli immatricolati è diminuito negli ultimi anni più della contrazione demografica, registrando nell’ultimo anno un crollo verticale di circa il 10%;
il calo delle immatricolazioni ha riguardato soprattutto i figli della classe media impoverita che non riescono  a
sopportare più i costi crescenti dell'istruzione;

Sottolineato che:
il governo, con il comma 42 dell’articolo 7 del recente decreto-legge 85/2012 (il cosiddetto Spending Review), ha modificato profondamente la norma che finora aveva regolato i limiti della contribuzione studentesca, fissati al 20% del fondo di finanziamento ordinario (FFO) che ogni anno lo Stato stanzia per le università statali;
il limite del 20% non sarebbe infatti più calcolato sulle tasse pagate dall’intera platea degli studenti, ma
sarebbe relativo solamente a quelle pagate dagli studenti italiani e comunitari iscritti in corso e inoltre queste
andrebbero rapportate non più al solo FFO ma all’intero ammontare dei trasferimenti statali;
con tale nuova metodologia di calcolo è prevedibile che l’indicatore all’incirca si dimezzi e ciò renderebbe possibile agli atenei aumentare le tasse universitarie, fino al 60% in più, a carico degli studenti comunitari e in
corso, mentre non vi sarebbe alcun limite né criterio orientativo per la tassazione degli studenti fuori corso ed extra-comunitari;

Segnalato che:
la norma in questione, inoltre, potrebbe essere fonte di grave discriminazione nei confronti degli studenti
extracomunitari perché consentirebbe agli atenei di aumentare le tasse universitarie a loro carico senza che
l’indicatore del limite della contribuzione studentesca ne risenta in alcun modo;
occorre non dimenticare che tra gli studenti universitari extracomunitari ci sono anche i figli, nati in Italia,
di immigrati extracomunitari residenti in Italia ai quali non è stato ancora dato il diritto di avere cittadinanza italiana a causa di una norma antiquata che questo governo si era impegnato a modificare;

Segnalato altresì
Che le politiche di riduzione del turn-over adottate nell’ultimo quadriennio hanno ridotto di circa il 13% i
docenti in ruolo, in un contesto nel quale il rapporto tra docenti e studenti è inferiore alle medie OCSE ed europee

Constatato che:
il provvedimento del governo, che non porta nessun beneficio diretto alle casse dello Stato, potrà determinare un forte aumento della tassazione a carico degli studenti, in un contesto nel quale gli Atenei sono in grande sofferenza a causa della fortissima contrazione delle risorse realizzata negli ultimi 4 anni dal governo 
Berlusconi, alla quale molti di questi hanno fatto fronte attraverso un (illegittimo) innalzamento della contribuzione studentesca oltre il vigente limite del 20%.
Gli interventi previsti dal DL introducono risorse a favore del diritto allo studio in misura ancora limitata
e insufficiente, rispetto alle previsioni di sostanziale azzeramento (13 milioni) ereditate dal governo
Berlusconi, come dimostra l’ammontare del fondo integrativo per il diritto allo studio passerebbe dai 98,6
milioni del 2012 a 103 milioni per 2013.
L’intervento prevede il definanziamento degli enti di ricerca in modo del tutto indipendente rispetto alla
valutazione delle attività dei medesimi, tanto da comportare addirittura una forte riduzione del finanziamento
statale per l’Istituto di Fisica Nucleare, protagonista mondiale indiscusso del recente successo scientifico per la prima rilevazione sperimentale a Ginevra del “bosone di Higgs”.
Si prevede, ancora, una nuova pesante riduzione delle possibilità di reclutamenti nelle università e negli enti
di ricerca, con gravi danni sia per le prospettive dei giovani ricercatori che per le attività didattiche e quindi degli studenti. 
Il Partito democratico ha proposto a più riprese al governo di adottare un programma nazionale per il
diritto allo studio, nel quale sia possibile anche ricondurre a maggiore equità e progressività il sistema della
contribuzione studentesca, con un impatto complessivo che potrebbe consentire l’attivazione, “senza nuovi oneri per lo Stato”, di risorse aggiuntive;
in questo contesto le continue esortazioni dei vertici delle Istituzioni, dal presidente della Repubblica, al
governatore della BI, al ministro dell’Istruzione, a investire su “giovani, istruzione, e ricerca” appaiono
disgiunte dal reale contenuto degli interventi pubblici; il potenziamento dell'università e della ricerca è l'unico
vero decreto “Cresci Italia” che andrebbe varato,
mentre purtroppo si rincorrono miti fatui o inutili proclami di stampo ideologico;

Impegna il PD ed i suoi gruppi parlamentari:
a chiedere l’abrogazione della norma che modifica il limite alla contribuzione studentesca e l’introduzione di
un programma per il diritto allo studio e il sostegno agli studenti universitari, finalizzato a riportare quanto
prima entro percentuali adeguate alle necessità dell’Italia il numero degli immatricolati e dei laureati, a ridurre il numero degli studenti fuori corso, a evitare che il completamento degli studi sia legato più a fattori socio-territoriali che alle potenzialità e all’impegno degli studenti;
ad adottare tutti gli atti necessari per rimettere al centro dell’agenda politica la costruzione di un nuovo modello di crescita basato sul sapere, sul lavoro e sull’uguaglianza delle opportunità. 

sabato 14 luglio 2012

Genova e la Diaz

Le ferite di Genova
Mancava poco a mezzanotte quando il primo poliziotto colpì Mark Covell con una manganellata sulla spalla sinistra. Covell cercò di urlare in italiano che era un giornalista, ma in pochi secondi si trovò circondato dagli agenti in tenuta antisommossa che lo tempestarono di colpi. Per un po’ riuscì a restare in piedi, poi una bastonata sulle ginocchia lo fece crollare sul selciato.
Mentre giaceva con la faccia a terra nel buio, contuso e spaventato, si rese conto che i poliziotti si stavano radunando per attaccare l’edificio della scuola Diaz, dove 93 ragazzi si erano sistemati per passare la notte. Mark sperò che rompessero subito la catena del cancello, così forse l’avrebbero lasciato in pace. Avrebbe potuto alzarsi e raggiungere la redazione di Indymedia dall’altra parte della strada, dove aveva passato gli ultimi tre giorni scrivendo articoli sul G8 e sulle violenze della polizia.

mercoledì 11 luglio 2012

L'incubo dei neoliberisti

Hollande snobba il rigore ma i mercati non lo puniscono. Gli interessi vanno sottozero
Fonte: La Stampa
di Tonia Mastrobuoni


Ha aumentato il salario minimo del 2%. Ha abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni. Ha annunciato un’aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%. Ha assicurato che aumenterà i contributi - già altissimi - e l’imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale. Infine, ha promesso 65mila assunzioni nel settore pubblico. Insomma, per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, François Hollande è un incubo. Se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste socialistissime misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.

martedì 10 luglio 2012

Anti-italiani

Chi sono i veri anti-italiani che giocano solo per se stessi
Fonte: L'Unità
di Francesco Cundari

Non si ricorda una dichiarazione di un presidente di confindustria che sia stata sommersa da tante e così pesanti critiche come è accaduto con le parole pronunciate da Giorgio Squinzi a proposito di «macelleria sociale». Dopo la replica di Mario Monti, che lo ha accusato di far salire lo spread, le critiche più pesanti sono venute dal fior fiore dell’alta finanza, da Marco Tronchetti Provera a Luca Cordero di Montezemolo, secondo il quale le dichiarazioni di Squinzi «non si addicono a un presidente di Confindustria». Il direttore di Repubblica ha parlato addirittura di «ribellismo delle classi dirigenti», «tono sguaiato da organizzazione alla deriva», «pulsioni anarcoidi».

lunedì 9 luglio 2012

Spending review

Spending Review: aumentano le rette universitarie
Fonte: Rete Universitaria Nazionale

Articolo 5, comma 1 del DPR 306/1997
(Limiti della contribuzione studentesca)
1. Fatto salvo quanto disposto al comma 2 del presente articolo e all’articolo 4 la contribuzione studentesca non può eccedere il 20 per cento dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato, a valere sul fondo di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a) e comma 3, della legge 24 dicembre 1993, n. 537.
TASSE UNIVERSITARIE/FFO < 20%
Articolo 5, comma 1 del DPR 306/1997 così come modificato dal DL 6 Luglio 2012, n. 95 “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” (c.d. “spending review”)
(Limiti della contribuzione studentesca)

domenica 8 luglio 2012

Spending Review: capitolo università

Fonte: La Repubblica
[...]
Anche l'università entra nella Spending review e gli studenti sono sul piede di guerra. Al centro della contesa, quelle università che sforano il tetto massimo di tassazione universitaria a carico degli studenti. Come anticipato da Repubblica alcune settimane fa, le università che sfornano il 20 per cento previsto dalla legge - fra "contribuzione studentesca" e fondo di finanziamento ordinario - sono tantissime - il 59 per cento - e in alcuni casi, come è avvenuto a Pavia, il giudice ha condannato l'ateneo a restituire il maltolto agli studenti. Ma dal prossimo anno le cose cambieranno. 

venerdì 6 luglio 2012

Festa nazionale GD 2012

L'Europa che vorrei non è soltanto una leggenda.

Dal 25 al 29 Luglio svolgeremo la nostra sesta festa nazionale, in Campania, nel mezzogiorno del Paese e dell’Europa.

La location della festa sarà infatti il porto di Acciaroli, splendida frazione marittima del comune di Pollica (Sa), la città del sindaco pescatore Angelo Vassallo, assassinato a causa della sua coraggiosa attività amministrativa.
Abbiamo scelto quel porto e quelle terre, oltre che per la loro bellezza, perché simbolo di un cambiamento possibile per il mezzogiorno, per l'Italia, per l’Europa.

Il tema centrale della festa sarà, infatti, il futuro del nostro continente e dei suoi cittadini, inquadrato da una prospettiva diversa da quella emersa dal dibattito pubblico di questi anni.
Il meridione d’Europa - l’Italia e gli stati che si affacciano sul mediterraneo – è stato spesso descritto come un figlio che non vuole fare i compiti a casa. 

La superficialità con la quale è stato analizzata la condizione di questo pezzo di mondo risente di un'idea unilaterale di modernità e di sviluppo, vecchia di trent’anni, misurata per categorie fisse, su di un piano continentale che è invece ampio e diversificato.

L’Europa che vorremmo riesce invece a crescere nel suo complesso di diversità ad una velocità sostenibile, senza lasciare indietro nessuno, con la volontà di costruire, nelle periferie di oggi, nuove vie di sviluppo umano, sociale, culturale: con l'ambizione di cogliere le ricchezze che si nascondono sotto la disattenzione di una certa politica nei confronti di grosse aree del nostro Paese.

Avremo quotidianamente presenti ospiti di rilievo nazionale e internazionale, con cui discuteremo della fase che attraversiamo, dei suoi possibili sviluppi, del nostro ruolo generazionale.

Il mare di Acciaroli, le serate al porticciolo, i grandi concerti della sera saranno la cornice di una festa piena di politica e divertimento, fatta come sappiamo noi: un bagno in un mare stupendo, due dibattiti al pomeriggio e poi le canzoni, le storie, la voglia di sognare liberamente l’Europa che vorremmo.

sabato 30 giugno 2012

Politica come professione

Può la politica essere una professione?
Uno degli effetti forse più contradditori e controversi dell’ondata di indignazione e di antipolitica montata in concomitanza con la crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni è la generalizzazione dell’ostilità verso una classe politica e dirigente inadeguata alla classe politica e dirigenziale in quanto tale.
Anche in virtù della progressiva chiusura a riccio della “Casta” su se stessa e sui propri privilegi, si è sviluppata una vera e propria ostilità rivolta non tanto – o non solo – verso i singoli politici, ma piuttosto verso il ruolo in quanto tale del politico, dell’eletto, del rappresentante. I fallimenti di chi ha, nel corso degli anni, governato il Paese, si sono tradotti non già nella semplice messa in discussione delle persone fin qui alla guida dell’Italia, ma della struttura stessa della nostra democrazia.

lunedì 25 giugno 2012

Lo stato subalterno alla finanza e la vera casta dei manager

I mercati siamo noi? Una risposta a Pietro Ichino
di Giacomo Bottos
Pietro Ichino cerca di rispondere sul suo sito (http://www.pietroichino.it/?p=21949), ad articoli di vari personaggi che di recente hanno criticato la situazione che si è venuta a creare nel nostro rapporto coi mercati, più simili a un dio geloso e insaziabile che non a semplici mezzi.
L’articolo è accattivante, come tante altre presentazioni del libero mercato (ad esempio quella in cui Friedman spiega quante migliaia di persone siano state necessarie, con il loro lavoro, per creare una sola, singola matita, tutte tenute insieme da una forza armoniosa e pacifica…) ma, come queste ultime, finisce per essere una bella favola, un mito, piuttosto che una descrizione realistica della realtà e delle sue contraddizioni.