Il Circolo Universitario Antonio Greppi è un Circolo ambientale dei Giovani Democratici di Milano.

Il Circolo nasce per fornire a tutti gli studenti e dottorandi, milanesi e fuorisede, un polo di aggregazione sociale, costruzione politica e promozione culturale incentrato sulle competenze e i saperi peculiari del mondo universitario milanese. Il Circolo Universitario è aperto alla partecipazione di tutti gli studenti universitari, senza alcuna discriminazione rispetto all’Università di provenienza.

Il Circolo Universitario è intitolato ad Antonio Greppi, il primo Sindaco della Milano liberata, scelto dal CLN nel 1945 per ricostruire la città dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale e ricordato dalla Cittadinanza per aver adempiuto al difficile compito ponendo la cultura come tratto saliente di una rinascita civica e civile.

sabato 15 settembre 2012

Una risposta a Gramellini


Ospitiamo per la prima volta un post tratto da Lo Spazio del Conflitto, un blog molto socialdemocratico e ben poco succube del neoliberismo.
"Come osa?" Piuttosto male, Gramellini!
Con la sagacia dei maître à penser e la sicurezza di chi è abituato a vedersi applaudire,Gramellini commenta nel pensierino quotidiano di oggi la querelle sul Renzi-in-cerca-dei-voti-della-destra.
Stupito, il giornalista polemizza contro chi a sinistra fustiga questa caccia; in fondo lui ha tanti amici in Inghilterra o in Usa che han votato prima Reagan o Thatcher, poi Blair o Clinton. In Italia invece la guerra civile tra i due schieramenti, collegata al solito vizio italico di dividersi in tifoserie come con il calcio, è stata enfatizzata dal maggioritario che ti costringe a scegliere non chi vuoi ma chi temi meno;  il nostro pensatore termina infine il suo sproloquio morbido (nei toni) con l’agghiacciante (per i contenuti) profezia finale: “arriverà il giorno in cui anche in Italia le elezioni non saranno più un derby né un’ordalia, ma una scelta fra due modi diversi di fare le stesse cose.”
Se l’inizio è quantomeno accettabile, va bene sono primarie aperte ed è vero che la mobilità elettorale in Italia è scarsa, e vogliamo credere che siano state le ragioni di spazio ad aver impedito al maestro di discutere il senso delle primarie con le regole all’Italiana (forse con gli americani che conosce lui questo aspetto non lo ha mai affrontato), e se volessimo pure scusare il paragone calcistico come un ammiccamento ai fan, perché agli italiani piace tanto veder fustigati i vizi degli italiani, ci sembra opportuno soffermarci su un paio di punti.
Noi non conosciamo i compagni di briscola anglosassoni, ma vorremmo segnalare al maestro che pure in Inghilterra vi è il maggioritario, che quindi non è l’untore dello scontro al meno peggio. Non pretendiamo di discutere poi della subalternità al neoliberismo che avrà fatto anche vincere la sinistra nei 90s (e attrarre elettori dell’altro schieramento) ma che non le ha permesso di cambiare granché, e forse la prossima volta che andrà a trovare gli amici americani potrà farsi raccontare dei Reagan Democrats oppure del Democratic Leadership Council.

La chiosa finale, la profezia con la quale vuole rassicurare il medio borghese lettore del suo quotidiano sulle magnifiche sorti e progressive, lascia prostrati: ebbene, auspichiamo che verrà un giorno in cui non vi saranno più interessi diversi, più conflitti sociali, e vorremo tutti le stesse cose?! Quanta ingenuità. Noi non crediamo che possa esistere un mondo senza politica; un mondo senza politica è un mondo in cui hanno vinto alcuni interessi e i perdenti non hanno più nemmeno il desiderio di combattere. E la politica non è fredda tecnocrazia, la differenza non si misura dalla maggiore o minore abilità a realizzare le stesse cose. Davvero uno speculatore finanziario abbia gli stessi interessi di un operaio? Davvero la multinazionale proprietaria dell’alcoa ha gli stessi interessi dei lavoratori che oggi rischiano il licenziamento? Davvero infine la differenza tra destra e sinistra è il modo di operare le scelte, non le stesse scelte, poiché non vi sono due modelli differenti di società che si combattono?
E per tornare a Matteo Renzi, semplicemente vorremmo che conquistasse gli elettori di destra non perché è giovane, caccia D’Alema e sta con Marchionne, ma perché riesce a  far vincere nella società un modello culturale diverso che conquista anche chi prima la pensava diversamente, modello che purtroppo nella sua foga rottamatrice ancora non ci ha mostrato; perché aggrega il piccolo borghese che capisce che il successo e l’arricchimento individuale non sono gli scopi su cui basare la vita; perché la casalinga di Voghera da troppi anni davanti alla televisione si alza e la spegne; e non solo perché Giorgio Gori ora fa lo stesso programma, ma con Renzi e non più con Berlusconi.

Alexander Verry

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