Il Circolo Universitario Antonio Greppi è un Circolo ambientale dei Giovani Democratici di Milano.

Il Circolo nasce per fornire a tutti gli studenti e dottorandi, milanesi e fuorisede, un polo di aggregazione sociale, costruzione politica e promozione culturale incentrato sulle competenze e i saperi peculiari del mondo universitario milanese. Il Circolo Universitario è aperto alla partecipazione di tutti gli studenti universitari, senza alcuna discriminazione rispetto all’Università di provenienza.

Il Circolo Universitario è intitolato ad Antonio Greppi, il primo Sindaco della Milano liberata, scelto dal CLN nel 1945 per ricostruire la città dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale e ricordato dalla Cittadinanza per aver adempiuto al difficile compito ponendo la cultura come tratto saliente di una rinascita civica e civile.

martedì 18 giugno 2013

TeCo: la posizione della RUN

TeCo: una valutazione da rivedere radicalmente

In questi giorni in 12 Atenei italiani (Piemonte Orientale, Milano Statale, Udine, Padova, Bologna, Firenze, Roma Sapienza, Roma Tor Vergata, Napoli Federico II, Salento Lecce, Messina e Cagliari) si sta svolgendo una sperimentazione ANVUR:  il TeCo (chiamato anche “test Kostoris”), un test sulle competenze generaliste che dovrebbe servire a valutare le cosiddette “general skills” ovvero “critical thinking” (pensiero critico) e “problem solving” (capacità di risolvere problemi) dei laureandi triennali.
Il test si articola in due sezioni: “prova di prestazione” (performance task) e “domande a risposta multipla”.


 
Per lo svolgimento della prima parte viene fornito un fascicolo di documenti con i quali lo studente deve costruire un’argomentazione in risposta ad una domanda aperta con l’indicazione di una tesi da sostenere. Per le 10 domande a risposta multipla gli studenti devono scegliere la risposta migliore fra 4 proposte, sulla base di informazioni che sono riportate, o si possono dedurre, dalla documentazione fornita.
Il test altro non è che la traduzione del test CLA+ tanto in voga negli Stati Uniti - da notare che per il solo acquisto dei diritti di utilizzo del modello e la sua conversione all’italiano sono stati spesi 180000 euro. È davvero efficace traslare sul modello universitario e lavorativo italiano un prodotto pensato per le politiche statunitensi? Quel che serve nel mondo del lavoro, che a detta dell’ANVUR si aprirà magicamente davanti a chiunque si sottoporrà a questo test miracoloso, è la capacità di strutturare un pensiero critico a comando su posizioni predefinite o piuttosto l’abilità di un ragionamento critico e costruttivo quando necessario?
Oltre a queste considerazioni più generali ci sono una serie di principi del modello TeCo sui quali esprimiamo forti perplessità.
Prima di tutto riteniamo che la valutazione di aspetti prettamente qualitativi fatta con modalità quantitative sia uno degli approcci più deleteri che si possano utilizzare nella ricerca sociologica. Inoltre pensiamo che, quando si sperimentano nuovi test, debbano essere poste al centro della discussione anche le finalità della valutazione; legare la distribuzione dei fondi e la valutazione della didattica negli atenei italiani ad una prova di questo tipo può provocare delle distorsioni nella stessa didattica del docente che, essendo premiato per il risultato di questo test, cercherà di insegnare allo studente come conseguire buoni risultati nella valutazione e potrebbe potenzialmente diminuire l’insegnamento della materia oggetto del proprio corso innescando il meccanismo del “teaching to the test”.
Noi condividiamo senza alcun dubbio il fatto che l’università debba essere il luogo dove si sperimenta e pratica costantemente  il pensiero critico, ma allo stesso tempo riteniamo molto complicato e eticamente poco corretto provare a darne una misurazione quantitativa: il pensiero critico si costruisce con l’esercizio della democrazia, del confronto e dello scontro se necessario, con le attività culturali, con i convegni, i seminari e una didattica più partecipata da parte degli studenti, non certo con un test di un’ora e mezza.
Anche sulle tempistiche ci sarebbe molto da obbiettare: testare un laureando nel mese di giugno, nel pieno della sua ultima sessione d’esami, non può certamente essere una scelta oculata, così come le tempistiche degli avvisi arrivati agli atenei hanno lasciato molto a desiderare.
Il processo di sperimentazione come dicevamo è ancora in corso, ma già da ora i rappresentanti della Rete Universitaria Nazionale devono farsi portatori della richiesta verso il proprio Ateneo di un confronto con gli studenti che hanno sostenuto il test, con gli studenti che per scelta non lo hanno svolto e i rappresentanti, al fine di analizzare al meglio questo test per poter poi riportare nella maniera migliore le nostre critiche e le nostre perplessità negli organi di governo; questa è la sede dove cercare di incidere al fine di spostare la discussione in ogni singolo ateneo su posizioni critiche rispetto a questo test, sventando così il pericolo di una sua adozione obbligatoria da parte dell’ANVUR per il prossimo anno accademico.
Nel contempo ci auguriamo che il MIUR si muova verso un totale ripensamento dei modelli di valutazione fino ad ora utilizzati nell’ambito universitario, sia per quanto concerne i metodi sia soprattutto per quanto riguarda le finalità.

Fonte: Rete Universitaria Nazionale

Nessun commento:

Posta un commento